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ROLFI: «Da Brescia il no ai rifiuti napoletani».
IL CASO. Dopo l’approvazione dell’odg in Parlamento insorge la Loggia. Categorico il vicesindaco, che smentisce l’ipotesi di smaltire in via Lamarmora la spazzatura campana.
La questione resta, per ora, nel limbo delle possibilità, ma a scanso di equivoci, è il vicesindaco Fabio Rolfi a giocare d’anticipo, assicurando che «a Brescia non arriverà la spazzatura campana».
Una presa di posizione innescata dall’approvazione, alla Camera, dell’ordine del giorno del Pd che impegna l’Esecutivo «a proporre con la massima urgenza ogni iniziativa normativa che consenta lo smaltimento di rifiuti solidi urbani dalla Campania alle regioni del Nord». Con preciso riferimento al termovalorizzatore di Brescia o ad altri impianti settentrionali di A2A.
«SMENTISCO categoricamente che possa arrivare anche solo un rifiuto da Napoli – scandisce Rolfi -: i cittadini devono sapere che l’ordine del giorno che impegna il Governo a consentire il trasporto dei rifiuti campani al Nord è stato presentato dal Pd e approvato con i voti dei parlamentari bresciani».
Quanto al peso vincolante del documento, il vicesindaco spiega coem sia «solo un ordine del giorno che non ha quindi valore coattivo», e con i deputati non ci va leggero: «il Pd ha tentato ancora una volta di scaricare sulla città e sui bresciani le inefficienze delle giunte di sinistra nel gestire basilari compiti amministrativi come lo smaltimento dei rifiuti». La deduzione di Rolfi viene da se: «Ormai è inequivocabile: il Pd vuole a Brescia la spazzatura di Napoli».
Non tarda nemmeno la risposta del deputato bresciano del Carroccio, Daniele Caparini, che definisce «demenziale» documento del Partito democratico: «Ancora i compagni del Pd propongono deroghe al sacrosanto principio per cui ognuno smaltisce i rifiuti che produce. Abbiamo già speso 2 miliardi in sei anni per l’incapacità dei politici partenopei e ora, per il Pd, dovremmo respirare pure i loro rifiuti; menomale che non governano loro».
DA A2A nessuna presa di posizione ufficiale, visto che in via Lamarmora non sarebbe arrivata alcuna comunicazione. Anche perchè oltre al profilo politico, da valutare ci sarebbe quello tecnico, a partire dal ruolo decisionale di governatori regionali e istituzioni comunali, senza dimenticare la capacità strutturale degli impianti, a Brescia o altrove.
Fonte: Mara Rodella per BresciaOggi.it
ECOCOMPATIBILITÀ: Brescia perde 9 posti!
L’INDAGINE ISTAT. Molte ombre e qualche punto d’eccellenza nella tradizionale fotografia degli indicatori ambientali: la città scivola dalla 22ª alla 31ª posizione. Bene acqua e verde pubblico. Ma i consumi di gas ed energia, i rifiuti prodotti e le automobili continuano ad aumentare.
Brescia. Brescia è sempre meno ecocompatibile. Lo rivela il rapporto sugli indicatori ambientali urbani diffuso ieri dall’Istat. È un quadro con tante ombre e poca luce, al punto che la città in un solo anno ha perso ben nove posizioni nella classifica nazionale guidata da Trento e chiusa da Siracusa, slittando dalla 22esima alla 31esima.
ARIA. Uno degli elementi che concorrono alla performance negativa è ovviamente la qualità dell’aria. Le centraline di monitoraggio nel tempo si sono dimezzate e nel 2010 erano ferme a 2,1 ogni 100mila abitanti (nel 2000 4,1), gli inquinanti sono passati in un decennio da 6 a 13. I giorni di supero però secondo l’Istat hanno subito un’incredibile diminuzione: erano 100 nel 2009, sono stati «solo» 89 nel 2010. Un dato comunque ben superiore alla soglia di 35 giorni fissata dall’Europa.
ENERGIA. Anche il capitolo energia non dà soddisfazioni. I consumi di gas, se pure inferiori a quelli del 2000 (368,5 metri cubi all’anno) sono aumentati passando dai 287,6 metri cubi pro capite del 2009 ai 325 dell’anno scorso. Così anche l’energia elettrica (da 1.091,7 a 1.145,9 kiloWattora per abitante; da 2.289,7 a 2.409,7 kiloWattora per utenza). Brescia può comunque contare sulla presenza virtuosa del teleriscaldamento, e inizia anche a sperimentare il fotovoltaico. L’estensione dei pannelli installati sugli edifici comunali è cresciuta infatti dai 1,1 metri quadri per mille abitanti del 2007, ai 7,4 del 2009 fino ai 9 del 2010.
RIFIUTI. Un punto «dolente» resta l’igiene urbana. Nonostante gli sforzi messi in campo in termini di sensibilizzazione, il rapporto Istat rivela che i bresciani continuano a produrre molti rifiuti: un calo rispetto agli anni scorsi si è verificato (nel 2007 erano 803,2 i chilogrammi pro capite), tuttavia dal 2009 (729,1 chilogrammi) al 2010 (749,8) la situazione è andata ancora peggiorando. Si resta comunque ben sopra la media nazionale di 609,5 chilogrammi per abitante. Stenta a decollare in pieno anche la differenziata se è vero che, come rivelano i dati del rapporto, in un anno è aumentata solamente di 0,2 punti percentuali (da 40 a 40,2). Pare insomma lontana la meta del 50 per cento.
TRASPORTO PUBBLICO. Mentre diminuisce la domanda di trasporto pubblico (da 175,3 a 173,5 passeggeri per abitante), non accenna a calare il numero di autovetture che passano da 658 a 658,9 ogni mille cittadini. Il tasso di motorizzazione si mantiene dunque elevato, e in continua crescita con il passare degli anni.
ACQUA. Consolano invece i dati sui consumi idrici, che negli anni hanno registrato un progressivo calo. Dopo il picco dei 91,2 metri cubi per abitante nel 2004, i numeri sono andati diminuendo fino a raggiungere nel 2010 il record positivo di 70,9 metri cubi. Bene anche il fronte degli impianti di depurazione: ormai la totalità della popolazione può contare su acqua «pulita».
VERDE. Brescia si mantiene tra i comuni con densità di verde urbano a gestione comunale maggiore della media dei capoluoghi di provincia: è al settimo posto della classifica nazionale. I parchi sono un fiore all’occhiello per la città, e ammontano al 29,1 per cento del suolo. Ogni abitante conta su 136,9 metri quadri di verde. Una magra consolazione, considerando che, come rivela il rapporto, l’aria che si respira non è delle migliori. Anche nei giardini pubblici.
Fonte: Natalia Danesi per BresciaOggi.it